LA FIDUCA CHE VINCE LA PAURA
Riceviamo questa interessantissima riflessione segnalata da Don Luciano e molto volentireri pubblichiamo; aspettiamo commenti...
Se ogni epoca ha conosciuto le sue tempeste. il nostro tempo sembra conoscere soprattutto la tempesta della scarsa rilevanza della fede e di conseguenza, della chiesa. La chiesa e la fede stanno diventando sempre meno rilevanti nella società e nella vita personale. Le affermazioni della chiesa toccano un numero sempre minore di persone. L’uomo occidentale si considera tuttora religioso. ma relativizza la religione, anche la sua. Difficilmente dirà: «la mia religione è la vera». o: «mi sento vincolato all’insegnamento della mia chiesa». «Le difficoltà non vengono oggi dall’ateismo. ma da un indifferentismo agnostico e omnitollerante. Spesso la religione è una mera decorazione di fatti o avvenimenti rilevanti nel contesto civile. Nel quotidiano la chiesa ha perso ogni autentica funzione» (Kasper). La religione diventa credibile in relazione della sua utilità pratica. Ma la religione
come proposta veritativa globale e interpretativa dell’intera esperienza umana, personale e sociale, è in declino. Paradossalmente se da una parte cresce il numero di chi ha bisogno di un’autentica esperienza religiosa. dall’altro la chiesa è vista da un certo numero di cristiani come una istituzione tuttora troppo burocratica, talvolta ostile alle gioie della vita; con un’etica sorpassata e incapace di calarsi nell’oggi. perfino emanante un vago senso di minaccia per la libertà, con i suoi divieti sparati a raffica. I media contribuiscono non poco alla diffusione di interpretazioni parziali o distorte sulle scelte morali della chiesa. confondendo ulteriormente le idee degli stessi credenti. In questo contesto si avverte sempre più il vallo o ‘gap’ tra la morale cristiana e la morale, o la mentalità, cosiddetta ‘laica’. Si constata sempre più come senza la fede, che la motiva. collocandole nelle grandiose prospettive della trascendenza, le proposte della chiesa appaiano espressione di una morale repressiva. Cresce, insomma. la divaricazione tra enunciati religiosi. con l’etica che ne deriva. e l’esperienza dell’uomo d’oggi. che intende essere legge a se stesso. Si aggiunga il ritorno della magia e del ricorso alle forze occulte, frutto del sentimento di minaccia che afferra l’uomo il quale, senza un Dio Padre al di sopra di sé, viene a sentirsi solo nell’universo e quindi tenta ogni via per piegare a proprio favore le forze misteriose e spesso minacciose del cosmo. E c’è anche il rifugiarsi nelle nuove forme di religiosità. spesso nient’altro che una riedizione della gnosi, espressione della perenne tentazione dell’uomo di sostituire il mistero cristiano con qualche cosa di più ‘manipolabile’ e di più ‘ragionevole’. «Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualche cosa di nuovo. gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4.3-4). Il cristiano, come tutta la chiesa, é profondamente investito da questa situazione. Può essere significativa la seguente testimonianza giunta dal cuore della vecchia Europa: «Incontro tanta gente sfiduciata che lascia la chiesa, tanti sacerdoti frustrati che lasciano il
ministero: tanti religiosi e religiose stanchi e senza slancio profetico: tanti giovani senza ideali duraturi. tante persone insicure che cercano false sicurezze nelle sette di ogni colore o che si rifugiano in un estremo tradizionalismo, dove ‘tutto era chiaro’, perché non sanno vivere la propria libertà di adulti e di giovani in modo responsabile». Alcuni bilanci non sono molto più consolanti: «Un dato: Olanda e Belgio. Nessun Paese del mondo ha avuto tante università cattoliche, tanti missionari per il mondo. Tante scuole cattoliche e ospedali. Oggi nelle loro capitali, metà dei ragazzi non sono battezzati» (P. Kerkofs). Eppure crescono le voci preoccupate circa questa nostra società. voci che si domandano se è possibile continuare così. Questa società può reggere a lungo? Questo relativismo generalizzato può tenere assieme per molto tempo le società occidentali? «È possibile con la morale laica regolare le masse tentate di anarchia?» (N. Bobbio). E ancora: «Può una società vivere senza fede in Dio? Può affidarsi solo all’autonomia della coscienza individuale? Può attribuire al meccanismo di mercato il compito di diffondere il benessere? (...) Oggi tutti gli appigli. i miti. le convinzioni, i valori costruiti negli ultimi duecento anni, sono entrati in crisi. Non soltanto il comunismo, ma l’autodeterminazione, l’autonomia della coscienza. la sovranità della maggioranza. tutto traballa, tutto è confuso. La gente è smarrita, gli individui sono impauriti ed incerti: c’è nostalgia di trascendenza, c’è mancanza di paternità» (E. Scalfari. Repubblica). Ecco il nucleo della sfida alla fede: se da una parte si assiste al declino dell’influenza della chiesa e della fede cristiana, dall’altra cresce in alcuni settori della cultura la sensibilità per l’apporto insostituibile della religione per la convivenza sociale e per l’interpretazione della convivenza umana. Il vuoto lasciato dalla caduta delle opposte ideologie sta portando nuovamente l’attenzione, e l’interesse di un buon numero di persone responsabili. sulla
religione come fonte di valori e di significati. Da qui la necessità che la fede dimostri come e in che modo possa alimentare e fermentare l’esistenza, con tutti i suoi ineliminabili interrogativi: che senso ha l’esistenza, il male, la sofferenza, la fatica dell’uomo e della storia? Da qui l’urgenza di una fede che si ponga come prioritario il compito di venire incontro a questa congiuntura. preoccupata di
esplicitare l’esperienza religiosa insita in ogni esperienza umana. Per accettare tale sfida, é necessario che il cristiano rafforzi la sua vita di fede teologale, quella incrollabile di Elia che sa affermare, rimasto quasi ‘solo’, l’unicità e l’insostituibilità del Signore Dio. Fede in un Dio personale, contro la vaga religiosità diffusa: fede nell’assolutezza di Cristo, contro il relativismo religioso generalizzato: fede nello Spirito Santo, capace di rinnovare la faccia della terra. capace di invertire cioè anche le più possenti tendenze dominanti, di condurre verso un ‘senso ulteriore’; Spirito che è la
potenza del Dio altissimo, più potente di ogni ‘principato e potestà’ umana e sovrumana. Una fede talvolta eroica che accetta la sfida dell’irrilevanza e persevera nella ‘confessio Trinitatis nell’inverno attuale, che aspetta con fiducia la primavera e non rinuncia a confessare la unicità e la grandezza di Dio, anche nel deserto. anche cioè nell’apparente inutilità. Di fronte allo sgomento che può afferrare talvolta, viene in mente l’angoscia provata anche da S. Tommaso nel mettere mano al suo primo corso, dove doveva parlare di Dio: «Salvami Signore, perché mi tocca scendere tra i figli degli uomini, dove le ventà sono in briciole» (cfr. Sal. 11). Ma il santo dottore riprende subito coraggio e scrive: «Ho preso coscienza che di fronte a Dio, il principale compito della mia vita è di esprimerlo in ciascuno dei miei propositi e dei miei sentimenti». Il nostro è tempo di intensificata contemplazione, di riflessione, proprio per la comunità cristiana, per vincere la demotivazione e la solitudine del credente, per non lasciarsi abbattere dalla scarsità dei risultati, per resistere alla cultura decadente che cerca
stimoli forti. pagani, violenti, per far sentire vivi i neoidolatri. Oggi il cristiano può sentirsi talvolta come i profeti, che avvertono la sproporzione tra ciò che è chiesto dalla missione e ciò che egli è, tra il piccolo gregge al quale appartiene e il mondo potente e impenetrabile. talvolta beffardamente ostile. Ci sono da superare momenti terribili, come quelli di Elia che dice basta’ spossato dagli insuccessi. Ma c’è anche da tendere l’orecchio per sentire la presenza rassicurante di Dio: «Non temere, perché io sarò con te per proteggerti». Qui sta la possibilità della missione, e da qui viene la capacità di rispondere alle diverse sfide che oggi si devono affrontare. Talvolta si dà per scontato il fatto della fede anche dentro la comunità cristiana, ma la vita di ogni giorno mostra quanto il terreno della fede sia stato indebolito e intaccato più o meno sottilmente. Ma con una fede incrinata, è inutile parlare di missione, perché tutto diventa problematico o tutto rischia di venir letto solo o prevalentemente nei termini umani di attività, fatta di successi o di insuccessi. Sociologicamente rilevabili, più che nelle prospettive della missione, la cui rilevanza ultima è conosciuta da Dio solo.E’ inutile nasconderlo: il rimprovero del Signore: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». ce lo meritiamo. Ma anche la tempesta è violenta e impressionante ed a noi sembra che anche il Signore si meriti il nostro lamento: «Maestro, non ti importa che moriamo?». Non ti importa che nessuno si interessi delle nostre cose, anzi delle tue cose? Che la gente pensi a tutt’altro? Eppure tutta la forza del cristiano e della chiesa. in qualsiasi tempesta si trovi sta nella consapevolezza che il Signore è nella stessa barca con loro e che non c’è tempesta che non possa essere sedata. quando a Lui piace. E anche per questo che la fede deve crescere ancora. È la fede che vince le tempeste. Anche la nostra. la più insidiosa forse, quella di sembrare irrileevante e inutile. «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
Se ogni epoca ha conosciuto le sue tempeste. il nostro tempo sembra conoscere soprattutto la tempesta della scarsa rilevanza della fede e di conseguenza, della chiesa. La chiesa e la fede stanno diventando sempre meno rilevanti nella società e nella vita personale. Le affermazioni della chiesa toccano un numero sempre minore di persone. L’uomo occidentale si considera tuttora religioso. ma relativizza la religione, anche la sua. Difficilmente dirà: «la mia religione è la vera». o: «mi sento vincolato all’insegnamento della mia chiesa». «Le difficoltà non vengono oggi dall’ateismo. ma da un indifferentismo agnostico e omnitollerante. Spesso la religione è una mera decorazione di fatti o avvenimenti rilevanti nel contesto civile. Nel quotidiano la chiesa ha perso ogni autentica funzione» (Kasper). La religione diventa credibile in relazione della sua utilità pratica. Ma la religione
come proposta veritativa globale e interpretativa dell’intera esperienza umana, personale e sociale, è in declino. Paradossalmente se da una parte cresce il numero di chi ha bisogno di un’autentica esperienza religiosa. dall’altro la chiesa è vista da un certo numero di cristiani come una istituzione tuttora troppo burocratica, talvolta ostile alle gioie della vita; con un’etica sorpassata e incapace di calarsi nell’oggi. perfino emanante un vago senso di minaccia per la libertà, con i suoi divieti sparati a raffica. I media contribuiscono non poco alla diffusione di interpretazioni parziali o distorte sulle scelte morali della chiesa. confondendo ulteriormente le idee degli stessi credenti. In questo contesto si avverte sempre più il vallo o ‘gap’ tra la morale cristiana e la morale, o la mentalità, cosiddetta ‘laica’. Si constata sempre più come senza la fede, che la motiva. collocandole nelle grandiose prospettive della trascendenza, le proposte della chiesa appaiano espressione di una morale repressiva. Cresce, insomma. la divaricazione tra enunciati religiosi. con l’etica che ne deriva. e l’esperienza dell’uomo d’oggi. che intende essere legge a se stesso. Si aggiunga il ritorno della magia e del ricorso alle forze occulte, frutto del sentimento di minaccia che afferra l’uomo il quale, senza un Dio Padre al di sopra di sé, viene a sentirsi solo nell’universo e quindi tenta ogni via per piegare a proprio favore le forze misteriose e spesso minacciose del cosmo. E c’è anche il rifugiarsi nelle nuove forme di religiosità. spesso nient’altro che una riedizione della gnosi, espressione della perenne tentazione dell’uomo di sostituire il mistero cristiano con qualche cosa di più ‘manipolabile’ e di più ‘ragionevole’. «Verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualche cosa di nuovo. gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4.3-4). Il cristiano, come tutta la chiesa, é profondamente investito da questa situazione. Può essere significativa la seguente testimonianza giunta dal cuore della vecchia Europa: «Incontro tanta gente sfiduciata che lascia la chiesa, tanti sacerdoti frustrati che lasciano il
ministero: tanti religiosi e religiose stanchi e senza slancio profetico: tanti giovani senza ideali duraturi. tante persone insicure che cercano false sicurezze nelle sette di ogni colore o che si rifugiano in un estremo tradizionalismo, dove ‘tutto era chiaro’, perché non sanno vivere la propria libertà di adulti e di giovani in modo responsabile». Alcuni bilanci non sono molto più consolanti: «Un dato: Olanda e Belgio. Nessun Paese del mondo ha avuto tante università cattoliche, tanti missionari per il mondo. Tante scuole cattoliche e ospedali. Oggi nelle loro capitali, metà dei ragazzi non sono battezzati» (P. Kerkofs). Eppure crescono le voci preoccupate circa questa nostra società. voci che si domandano se è possibile continuare così. Questa società può reggere a lungo? Questo relativismo generalizzato può tenere assieme per molto tempo le società occidentali? «È possibile con la morale laica regolare le masse tentate di anarchia?» (N. Bobbio). E ancora: «Può una società vivere senza fede in Dio? Può affidarsi solo all’autonomia della coscienza individuale? Può attribuire al meccanismo di mercato il compito di diffondere il benessere? (...) Oggi tutti gli appigli. i miti. le convinzioni, i valori costruiti negli ultimi duecento anni, sono entrati in crisi. Non soltanto il comunismo, ma l’autodeterminazione, l’autonomia della coscienza. la sovranità della maggioranza. tutto traballa, tutto è confuso. La gente è smarrita, gli individui sono impauriti ed incerti: c’è nostalgia di trascendenza, c’è mancanza di paternità» (E. Scalfari. Repubblica). Ecco il nucleo della sfida alla fede: se da una parte si assiste al declino dell’influenza della chiesa e della fede cristiana, dall’altra cresce in alcuni settori della cultura la sensibilità per l’apporto insostituibile della religione per la convivenza sociale e per l’interpretazione della convivenza umana. Il vuoto lasciato dalla caduta delle opposte ideologie sta portando nuovamente l’attenzione, e l’interesse di un buon numero di persone responsabili. sulla
religione come fonte di valori e di significati. Da qui la necessità che la fede dimostri come e in che modo possa alimentare e fermentare l’esistenza, con tutti i suoi ineliminabili interrogativi: che senso ha l’esistenza, il male, la sofferenza, la fatica dell’uomo e della storia? Da qui l’urgenza di una fede che si ponga come prioritario il compito di venire incontro a questa congiuntura. preoccupata di
esplicitare l’esperienza religiosa insita in ogni esperienza umana. Per accettare tale sfida, é necessario che il cristiano rafforzi la sua vita di fede teologale, quella incrollabile di Elia che sa affermare, rimasto quasi ‘solo’, l’unicità e l’insostituibilità del Signore Dio. Fede in un Dio personale, contro la vaga religiosità diffusa: fede nell’assolutezza di Cristo, contro il relativismo religioso generalizzato: fede nello Spirito Santo, capace di rinnovare la faccia della terra. capace di invertire cioè anche le più possenti tendenze dominanti, di condurre verso un ‘senso ulteriore’; Spirito che è la
potenza del Dio altissimo, più potente di ogni ‘principato e potestà’ umana e sovrumana. Una fede talvolta eroica che accetta la sfida dell’irrilevanza e persevera nella ‘confessio Trinitatis nell’inverno attuale, che aspetta con fiducia la primavera e non rinuncia a confessare la unicità e la grandezza di Dio, anche nel deserto. anche cioè nell’apparente inutilità. Di fronte allo sgomento che può afferrare talvolta, viene in mente l’angoscia provata anche da S. Tommaso nel mettere mano al suo primo corso, dove doveva parlare di Dio: «Salvami Signore, perché mi tocca scendere tra i figli degli uomini, dove le ventà sono in briciole» (cfr. Sal. 11). Ma il santo dottore riprende subito coraggio e scrive: «Ho preso coscienza che di fronte a Dio, il principale compito della mia vita è di esprimerlo in ciascuno dei miei propositi e dei miei sentimenti». Il nostro è tempo di intensificata contemplazione, di riflessione, proprio per la comunità cristiana, per vincere la demotivazione e la solitudine del credente, per non lasciarsi abbattere dalla scarsità dei risultati, per resistere alla cultura decadente che cerca
stimoli forti. pagani, violenti, per far sentire vivi i neoidolatri. Oggi il cristiano può sentirsi talvolta come i profeti, che avvertono la sproporzione tra ciò che è chiesto dalla missione e ciò che egli è, tra il piccolo gregge al quale appartiene e il mondo potente e impenetrabile. talvolta beffardamente ostile. Ci sono da superare momenti terribili, come quelli di Elia che dice basta’ spossato dagli insuccessi. Ma c’è anche da tendere l’orecchio per sentire la presenza rassicurante di Dio: «Non temere, perché io sarò con te per proteggerti». Qui sta la possibilità della missione, e da qui viene la capacità di rispondere alle diverse sfide che oggi si devono affrontare. Talvolta si dà per scontato il fatto della fede anche dentro la comunità cristiana, ma la vita di ogni giorno mostra quanto il terreno della fede sia stato indebolito e intaccato più o meno sottilmente. Ma con una fede incrinata, è inutile parlare di missione, perché tutto diventa problematico o tutto rischia di venir letto solo o prevalentemente nei termini umani di attività, fatta di successi o di insuccessi. Sociologicamente rilevabili, più che nelle prospettive della missione, la cui rilevanza ultima è conosciuta da Dio solo.E’ inutile nasconderlo: il rimprovero del Signore: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». ce lo meritiamo. Ma anche la tempesta è violenta e impressionante ed a noi sembra che anche il Signore si meriti il nostro lamento: «Maestro, non ti importa che moriamo?». Non ti importa che nessuno si interessi delle nostre cose, anzi delle tue cose? Che la gente pensi a tutt’altro? Eppure tutta la forza del cristiano e della chiesa. in qualsiasi tempesta si trovi sta nella consapevolezza che il Signore è nella stessa barca con loro e che non c’è tempesta che non possa essere sedata. quando a Lui piace. E anche per questo che la fede deve crescere ancora. È la fede che vince le tempeste. Anche la nostra. la più insidiosa forse, quella di sembrare irrileevante e inutile. «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».